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La risoluzione extragiudiziale obbligatoria delle controversie: una soluzione efficace o un ostacolo per le imprese?

lunedì 3 febbraio 2025

GRÀCIACALBET Articolo La risoluzione extragiudiziale obbligatoria delle controversie: una soluzione efficace o un ostacolo per le imprese?
Picture of Nadia Milesi

Nadia Milesi

Avvocata

La riforma della Legge Organica 1/2025, che modifica la Legge Organica del Potere Giudiziario, ha introdotto una serie di misure che incidono profondamente sulle imprese nell’affrontare un possibile conflitto commerciale. Nel tentativo di velocizzare l’amministrazione della giustizia e alleggerire il carico di lavoro dei tribunali, la legge impone l’uso di meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR), come la conciliazione, la mediazione e l’arbitrato, tra gli altri. Ciò implica che gli imprenditori dovranno rivedere i propri contratti per includere clausole che regolino il cosa, il come e il quando di tali meccanismi prima di ricorrere alla via giudiziaria.

Sebbene l’intenzione alla base della riforma sia migliorare l’efficienza e ridurre i costi del sistema giudiziario, l’imposizione di questo tipo di “requisiti di procedibilità” solleva diversi interrogativi e, inevitabilmente, genera problemi che richiedono un’analisi più critica, soprattutto quando si tratta dell’accesso alla giustizia.

È evidente l’impatto diretto che ciò avrà nell’ambito contrattuale delle imprese. Al momento di firmare contratti di locazione, compravendita, prestazione di servizi o altri accordi, si dovrà tenere conto del costo economico e temporale di dover passare attraverso un processo di negoziazione formale e regolamentato. Solo una volta esaurita questa procedura extragiudiziale si potrà ricorrere alla via giudiziaria. Questo requisito, sebbene animato dalla buona intenzione di ridurre il contenzioso, genera una serie di problemi e limitazioni che possono danneggiare le imprese.

Principali problemi contrattuali della riforma

In primo luogo, l’obbligatorietà di sottoporre qualsiasi conflitto commerciale a conciliazione, mediazione o arbitrato prima di accedere ai tribunali — o quantomeno, prima di presentare una domanda giudiziaria — può limitare l’autonomia delle parti nel negoziare i termini del contratto. Sebbene la legge miri a promuovere metodi alternativi di risoluzione delle controversie, obbliga le parti a ricorrere a meccanismi extragiudiziali che non sempre sono i più adeguati in base alla natura della disputa. Inoltre, secondo la nostra esperienza, molte negoziazioni non iniziano fino a quando la domanda non è stata presentata, notificata e persino con l’udienza già fissata. In questi casi, la legge impone un procedimento preliminare che potrebbe risultare inutile e costoso, allungando i tempi e i costi del conflitto invece di ridurli.

Inoltre, la legge non sembra tenere conto dell’onere finanziario aggiuntivo che comporta l’inclusione di questi procedimenti extragiudiziali nei contratti. Sebbene la conciliazione giudiziale non abbia costi associati, l’arbitrato e la mediazione possono risultare onerosi, soprattutto se le parti devono incaricare arbitri o conciliatori esperti per risolvere una controversia. Le spese derivanti da tali procedimenti potrebbero superare quelle di un contenzioso giudiziario tradizionale e, in molti casi, non porterebbero a una soluzione effettiva. Se le parti non desiderano raggiungere un accordo, saranno comunque costrette a ricorrere infine ai tribunali, con un conseguente aumento dei costi e un allungamento inutile del procedimento.

L’introduzione dell’offerta vincolante, altro aspetto della riforma, merita anch’essa un’analisi critica. Secondo questa norma, qualsiasi offerta formulata da una delle parti durante il processo di negoziazione, se accettata da entrambe, diventa vincolante. Sebbene questa misura abbia l’obiettivo di accelerare la risoluzione delle controversie, può esercitare una pressione indebita sulle parti, costringendole ad accettare soluzioni che non corrispondono ai loro interessi o alle loro aspettative, con un impatto diretto anche sulle spese giudiziarie del procedimento.

La riforma sembra rispondere a un obiettivo chiaro: ridurre drasticamente i casi che arrivano ai tribunali. L’obbligo di questi procedimenti extragiudiziali non è una semplice opzione, ma un’imposizione alle parti, che devono cercare una risoluzione rapida e definitiva senza dover ricorrere ai giudici. Questa strategia, sebbene comprensibile da una prospettiva di efficienza, solleva la questione se non si stia sacrificando la soddisfacente risoluzione delle controversie a favore della rapidità del processo, soprattutto quando non esiste un accordo che soddisfi entrambe le parti.

In questo senso, sorgono diversi dubbi: il legislatore, con gli ADR, sta pensando agli utenti del sistema giudiziario — e alla tutela giurisdizionale dei loro diritti — oppure agli operatori giudiziari — e allo snellimento del sistema? Gli ADR sono una misura per migliorare la risoluzione delle controversie o un modo per ridurre il carico dei tribunali a scapito dell’accesso alla giustizia?

Una visione pratica

A fini pratici, la riforma della Legge Organica 1/2025 presenta una serie di rischi che le imprese devono tenere in considerazione nella redazione dei propri contratti. Per mitigare tali rischi, gli imprenditori devono assicurarsi che le clausole si adattino alle loro esigenze e circostanze specifiche. Le clausole devono essere chiare riguardo al processo di risoluzione delle controversie, ai termini e alle condizioni dell’offerta vincolante. È fondamentale che le imprese definiscano preventivamente le proprie necessità — come tempi, costi e risultati — per redigere in modo adeguato le clausole relative agli ADR.

Di seguito, alcuni esempi di clausole contrattuali:

Clausola di conciliazione: “In caso di conflitto tra le parti relativo al presente contratto, esse si impegnano a sottoporre la controversia a un procedimento di conciliazione dinanzi al Tribunale di Barcellona, entro 30 giorni dall’inizio della controversia. In caso di mancato accordo, il processo di negoziazione sarà considerato concluso e ciascuna di esse potrà accedere alla via giudiziaria.”

Clausola di arbitrato: “Le parti convengono che qualsiasi controversia derivante dal presente contratto sarà risolta mediante arbitrato vincolante amministrato dalla condirettrice dello studio legale GRÀCIACALBET, Erola Gràcia Malfeito. L’arbitrato si svolgerà in conformità con le regole di arbitrato dell’arbitro e il lodo arbitrale sarà definitivo ed esecutivo presso i tribunali competenti.”

Clausola di offerta vincolante: “Ciascuna delle parti, in caso di controversia o conflitto, potrà promuovere una conciliazione giudiziale (aggiungendo la clausola di conciliazione sopra descritta), oppure presentare un’offerta vincolante che, se accettata da entrambe le parti, sarà di obbligatorio adempimento.”

* Attenzione: questa è una proposta generica, che non garantisce un risultato concreto, dovendo essere analizzata caso per caso per poter fornire il miglior consiglio per la situazione specifica.

Meglio prevenire che curare

In conclusione, la riforma della Legge Organica 1/2025, imponendo il ricorso a un ADR prima di poter accedere al sistema giudiziario, può comportare costi aggiuntivi sia economici che temporali. Per questo motivo è fondamentale che gli imprenditori rivedano accuratamente i propri contratti e includano le clausole necessarie per controllare e mitigare i rischi, i tempi e i costi aggiuntivi derivanti da questo procedimento extragiudiziale obbligatorio prima di rivolgersi alla via giurisdizionale. Perché, come recita la saggezza popolare, meglio prevenire che curare.

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